[Solira] Sull'etica hacker

don Paolo La Terra padrepaolo a gmail.com
Lun 28 Mar 2011 16:28:43 CEST


Carissimi,
ho visto i vostri volti qui:
"È vero che to hack in inglese significa «fare a pezzi», «colpire  
violentemente», ma c'è un uso informale del termine che significa  
«riuscire a fare», «cavarsela» o anche «farcela», «resistere». Hacker  
dunque è colui che si impegna ad affrontare sfide intellettuali per  
aggirare o superare creativamente le limitazioni che gli vengono  
imposte nei propri ambiti d'interesse. Per lo più il termine si  
riferisce a esperti di informatica, ma di per sé può essere esteso a  
persone che vivono in maniera creativa molti altri aspetti della loro  
vita. Quella hacker è, insomma, una sorta di «filosofia» di vita, di  
atteggiamento esistenziale, giocoso e impegnato, che spinge alla  
creatività e alla condivisione, opponendosi ai modelli di controllo,  
competizione e proprietà privata. Intuiamo dunque come parlando in  
modo proprio degli hacker siamo di fronte non a problemi di ordine  
penale, ma a una visione del lavoro umano, della conoscenza e della  
vita. Essa pone interrogativi e sfide quanto mai attuali.  "

e anche qui:

"«Il mondo è pieno di affascinanti problemi che aspettano di essere  
risolti». L'hacker è colui che si impegna con spirito lieto e forte  
motivazione a esercitare la propria intelligenza nel risolvere  
problemi. In questo senso c'è il rifiuto del lavoro «ripetitivo,  
faticoso e stupido» [5]. L'hacker è capace di grande sforzo, ma perché  
è mosso da una forte motivazione. Non esclude affatto l'impegno e anzi  
aborrisce l'ozio, ma sente la sua fatica allietata da una motivazione  
creativa."

Preciso che non è per nulla mia intenzione battezzare l'hacking: anche  
nell'articolo l'autore precisa molto bene la non assimilabilità  
dell'hacking con l'ecclesiologia cattolica.
Però non posso negare che l'hacking contenga spunti di riflessione e  
di dialogo con la fede che, come credente, mi intrigano molto.,  
nonostante la mia allergia letale alle strisce di comando.
Tutto qui.
Grazie, in ogni caso, per i feed back.
Ricercanti saluti.
don Paolo


Il giorno 28/mar/11, alle ore 08:09, KatolaZ ha scritto:

> On Sun, Mar 27, 2011 at 08:11:06PM +0200, don Paolo La Terra wrote:
>> Carissimi tutti,
>> leggendo questo articolo ho trovato tutti i vostri volti, ma proprio
>> tutti, e anche il mio.
>> Qualcosa (forse più di qualcosa) si muove anche nella Chiesa, su
>> questo versante.
>>
>> http://www.zenit.org/rssitalian-26087
>>
>> Un caro saluto dalla chiesetta del bazar.
>
> Stando ad una lettura non attentissima, non mi sembra che l'autore di
> quel pezzo abbia in mente una "chiesetta del bazar".  Lui stesso
> afferma che
>
> "Va preservato un principio di auctoritas sano, che valorizzi il
> fondamento, esterno all'uomo e alle sue possibilità, della Rivelazione
> e della grazia. In una parola: occorre ricordare all'uomo d'oggi che
> la vita e il suo significato non sono esauribili in una rete
> orizzontale, ma che l'uomo è sempre orientato alla trascendenza."
>
> Se consideriamo che per un hacker le verita' rivelate non esistono,
> mentre e' concreto, vivo e *vero* solo cio' che si puo' "smontare e
> rimontare, in maniera creativa e nuova", allora la giustapposizione
> di hacking e cristianesimo diventa davvero forzata, o addirittura
> grottesca.
>
> Non so dove stia il mio volto in quell'altricolo: forse e' quello del
> diavolo dietro l'acquasantiera.... :-P
>
> HND
>
> KatolaZ
>
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