[Solira] Installazione, post-installazione e disperazione

Emilio Pavia emix a solira.org
Gio 6 Mar 2008 14:41:53 CET


Il giorno 06/mar/08, alle ore 14:06, Mario ha scritto:

> Peccato che questo non ti permetta di condividere le librerie (se non
> quelle fondamentali) tra più applicazioni. Anche sotto linux ci sono
> sistemi di installazione (klick?) che ti permettono di mettere una
> intera applicazione dentro una cartella (self-contained). Questo ha i
> pro e i contro.

Ma infatti su linux un approccio del genere non funzionerebbe mai; il  
problema però riguarda linux e non l'approccio. Mi spiego meglio: su  
Mac OS X (così come anche su Windows) c'è un sistema base formato da  
API e librerie "stabili" (nel senso che non cambiano) per almeno un  
paio di anni. Quasi tutte le applicazioni utente sfruttano le librerie  
di sistema e raramente utilizzano librerie esterne. Un sistema Linux  
invece è quello che io amo chiamare "un'orgia di librerie". Ogni  
programma usa le librerie che vuole; a volte tra una versione e la  
successiva non c'è compatibilità e questo ti porta ad avere più  
versioni contemporaneamente (con buona pace della condivisione). Alla  
fine è sempre compito del distributore cercare di mettere assieme le  
cose.

Un sistema è per definizione un insieme di componenti, e normalmente  
il sistema impone le regole che i vari componenti devono rispettare.  
Su linux invece ogni componente fa quello che vuole, è compito del  
sistema adattarsi. E' un "design pattern" diverso, ma ho i miei dubbi  
che sia migliore.

Ad esempio qualcuno dovrebbe spiegarmi perché se uso Dapper (che è  
l'attuale LTS di Ubuntu) sono costretto ad usare Firefox 1.5 oppure  
Gaim 1.5 (e potrei andare avanti elencandoteli tutti). Cosa deve fare  
un utente "medio" per avere dei software aggiornati? A questo punto o  
Dapper non ha senso di esistere (conviene stare sempre al passo)  
oppure l'approccio utilizzato è sbagliato. Prendi Windows XP (sistema  
del 2001) e gli puoi installare quello che vuoi in qualsiasi versione.  
Stessa cosa dicasi per Tiger (sistema del 2004). Addirittura su Mac OS  
X la cosa è ancora più spinta, perché lo stesso software lo puoi  
mettere sia su Tiger che su Leopard, sia su PPC che su Intel, sia a  
32bit che a 64bit. E' ovvio che hai un po' di overhead su quello che  
installi, ma quali sono i vantaggi per l'utente comune?

Per concludere il mio pensiero, come dovrebbe essere un sistema linux?  
Bisogna separare quello che è il sistema operativo e quello che sono  
le applicazioni utente (ovvero quelle presenti nel menu "Programmi").  
Il sistema operativo può essere gestito come si vuole (ad esempio  
APT), ma per le applicazioni ci vuole un sistema alternativo che  
permetta all'utente di avere (ad esempio) una Dapper con Firefox 2 e  
OpenOffice 2.3 senza sbattersi con backport, repository, tar.gz e  
compilatori.

E per non sparare sulla croce rossa stendiamo un velo pietoso sulla  
gestione dei driver delle periferiche.

Emilio


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